TRAUMA E PTSD
“Non bisogna essere un soldato o visitare un campo di rifugiati in Congo per imbattersi nel trauma. Il trauma accade a noi, ai nostri amici, alle nostre famiglie e ai nostri vicini, intaccando non soltanto il senso di noi stessi, ma anche il senso che diamo alla nostra vita.”
Così scrivono Maria Silvana Patti e Alessandro Vassalli ne “Il corpo accusa il colpo”, un libro di riferimento per chi vuole comprendere il trauma psicologico.
Il trauma è più comune di quanto si pensi
Quando sentiamo la parola “trauma”, pensiamo subito a eventi estremi: incidenti, guerre, disastri naturali, violenze. E in effetti, questo tipo di esperienze – definite “traumi con la T maiuscola” – esistono e possono lasciare ferite profonde, come nel caso del disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
Ma esiste anche un’altra forma di trauma, molto più diffusa e spesso non riconosciuta: il “trauma con la t minuscola”. Questo tipo di trauma è dovuto al ripetersi di esperienze negative anche lievi che data però la loro reiterazione plasmano il vissuto emotivo della persona influenzando il modo in cui si rapporta con se stessa e con il mondo.
Quando siamo bambini la nostra mente e la nostra percezione sono al massimo della loro fertilità e pronte ad assorbire e apprendere il più possibile dall’interazione con il mondo esterno. Se in questa fase in un contesto familiare la persona si trova ad affrontare ripetutamente giudizi negativi, episodi di trascuratezza, abbandono, freddezza emotiva o umiliazione, queste esperienze possono avere un impatto profondo sulla psiche, creando un senso di insicurezza e di inadeguatezza. Ogni vissuto porta con sé un significato che noi diamo a noi stessi. Vivere numerose esperienze negative può portarmi mio malgrado ad interiorizzate un giudizio negativo su me stesso che diventerà poi parte della mia narrativa personale, influenzando la mia autostima, le mie relazioni e la mia capacità di affrontare lo stress e le sfide della vita.
Le crepe invisibili che influenzano la nostra vita
Questi piccoli (ma potenti) traumi si insinuano nel percorso di crescita, influenzando l’immagine che costruiamo di noi stessi, degli altri e del mondo. Possono restare silenziosi per anni, finché un evento – una perdita, una rottura, uno stress – non ne riattiva il dolore, come se una vecchia crepa cedesse sotto il peso della vita adulta.
In molti casi, le persone che hanno vissuto traumi relazionali durante l’infanzia sviluppano convinzioni profonde e dolorose su di sé:
• “Sono sbagliato”
• “Non merito amore”
• “Devo nascondermi”
• “Devo sempre compiacere gli altri”
Non si tratta di pensieri consapevoli. Sono risposte automatiche, spesso apprese per sopravvivere emotivamente in ambienti familiari difficili. Il nostro cervello, per proteggerci, registra il dolore nel corpo e nelle emozioni, ma lo rende invisibile alla nostra mente razionale. Questo meccanismo prende il nome di dissociazione.
I traumi relazionali e lo sviluppo traumatico
Durante l’infanzia siamo biologicamente programmati per dipendere dagli adulti. Se chi si prende cura di noi è freddo, critico, imprevedibile o assente, il nostro sistema psichico si adatta per sopravvivere: impariamo a reprimere i bisogni, a controllare le emozioni, a sviluppare strategie per “non disturbare”.
Queste strategie, però, hanno un prezzo. Crescendo, ci accorgiamo di provare ansia, vergogna, insicurezza, tristezza, senza sapere bene da dove vengano. Frasi come “sono fatto così” o “non so perché mi sento sempre in colpa” possono nascondere un passato traumatico non riconosciuto.
Il trauma “con la T maiuscola” e il PTSD
Quando invece il trauma è il risultato di un evento estremamente intenso – come un incidente, una violenza o un disastro – può svilupparsi il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). I sintomi del PTSD includono:
• Flashback, incubi e ricordi intrusivi dell’evento traumatico;
• Evitamento di situazioni, persone o pensieri legati al trauma;
• Cambiamenti negativi nel pensiero e nell’umore, come senso di colpa, vergogna, paura costante, rabbia o distacco emotivo;
• Iperattivazione fisiologica, che può manifestarsi con insonnia, ipervigilanza, scoppi d’ira o difficoltà di concentrazione.
Uscire dal dolore: la psicoterapia come spazio di guarigione
Qualunque sia la forma di trauma vissuto, c’è una cosa importante da sapere: non è colpa tua. Le risposte che hai sviluppato sono forme di adattamento. Ma non sei costretto a conviverci per sempre.
La psicoterapia può aiutarti a riconoscere queste ferite invisibili, a dare un senso alla tua esperienza e, passo dopo passo, a ritrovare una connessione più autentica con te stesso. Guarire dal trauma non significa cancellare il passato, ma riappropriarsi della propria vita, con più consapevolezza, libertà e fiducia. Significa riconoscere e onorare ciò che è stato, accoglierlo nel tuo cuore con cura e compassione riconoscendolo come un pezzetto della tua storia che seppur importante, non ti definisce come essere umano.
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