COS’E’ IL MENTAL TRAINING?

 

 “Il novanta per cento del gioco è al cinquanta per cento gioco mentale”         

Lawrence Peter “Yogi” Berra

 

Il Mental Training è la specifica tipologia di lavoro psicologico incentrato sull’incremento della prestazione sportiva. Lo psicologo dello sport (Mental Trainer) mette a disposizione le proprie competenze e metodologie scientifiche al fine di accrescere le capacità mentali ed il benessere psicologico dell’atleta.

Nel mondo moderno in cui anche nello sport viene curato ogni dettaglio al fine di arrivare ad ottenere una prestazione eccezionale, la nuova frontiera per incrementare le possibilità di successo sta diventando la cura degli aspetti psicologici. Se infatti le tecnologie e professionalità mediche, tecniche e tattiche all’avanguardia sono ormai diffuse nella maggior parte delle realtà sportive, la cura degli aspetti mentali in gioco invece no, diventando una preziosa risorsa per stare un passo avanti agli altri, possedere maggiori strumenti per raggiungere l’obbiettivo.

Attraverso il Mental Training si offre quindi la possibilità di allenare la parte mentale che influenza il gioco, con una semplice consulenza o intraprendendo un percorso. In questo modo all’allenamento fisico, tattico e tecnico si affianca quello mentale, ottenendo una preparazione completa, quantitativamente e qualitativamente superiore, che innalza le probabilità di successo e vittoria. Per le società sportive diventa invece una nuova professionalità integrabile nello staff che possa dare il suo contributo basandosi su dati e strumenti scientifici arricchendo il team.

 

TEORIA DI RIFERIMENTO

“Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa a quale porto vuol approdare”

Seneca

 

La branca della psicologia sportiva da cui derivano gli interventi di Mental Training nasce dalle teorie derivate dal filone di ricerca dalla Positive Psychology che studia quali siano le variabili in grado di aumentare la felicità ed il benessere nelle persone (a livello biologico, psicologico e sociale). Cioè da tutte quelle ricerche che si sono concentrate su ciò che aumenta il benessere, ciò che ci fa funzionare al meglio e su come migliorare. Nell’ambito della psicologia sportiva vengono quindi applicate le conoscenze derivate da questo filone di ricerca scientifica per consentire alle persone di raggiungere le loro prestazioni ottimali.

Il Mental Trainer è quindi uno psicologo che ha studiato in che modo uno stato psicofisico di benessere possa favorire una prestazione eccellente e quali siano le variabili che lo consentono. In particolare in che modo elicitare lo stato mentale che predisponga alla prestazione d’eccellenza: lo stato di “flow”.

Lo stato di flow è definito come lo specifico e soggettivo stato mentale nel quale la persona attiva ed ha accesso a tutte le risorse necessarie a performare al meglio. Nel linguaggio sportivo spesso lo si chiama “trance agonistica”, o nei paesi anglosassoni è definito come la “zona”, lo “stare nella zona”.

Questo particolare stato di coscienza viene definito da Csikszentmihalyi, che per primo ha studiato il flow, come “un senso di trascendenza, come se i confini del sé fossero improvvisamente espansi, in cui si ci si percepisce un tutt’uno con ciò che stiamo facendo in una sensazione di armonia universale.” E continua “in questi momenti la consapevolezza del tempo scompare e le ore sembrano volar via senza che ce ne si accorga. Questo stato di coscienza è ciò che di più vicino alla felicità possiamo immaginare. Questo è il flow.”

Attraverso il Mental Training lo psicologo sportivo quindi insegna all’atleta ad entrare in questo stato mentale e a ricrearlo durante la prestazione. Se infatti tutti possiamo sperimentare lo stato di flow per ognuno è differente come entrarci, cambiano le variabili che lo predispongono che sono molto soggettive, lo psicologo mette quindi a disposizione le proprie tecniche e gli strumenti all’atleta in modo che posso raggiungere lo stato di flow durante le performance insegnandogli come ricrearlo.

Si tratta di un percorso di scoperta e crescita dove l’atleta viene armato per affrontare le sfide con maggiori strumenti, perseguire i propri obbiettivi e sperimentarsi coraggiosamente. L’obbiettivo principe dell’intervento è sempre quello di far sì che la persona arrivi a padroneggiare se stesso e le tecniche apprese, diventando autonomo ed esperto di se stesso (in campo infatti ci andrà lui, anzi è sconsigliato che lo psicologo segua durante le gare l’atleta per non creare dipendenza e rendere la performance dipendente dalla sua presenza).

Non si tratta di qualcosa di magico: le abilità mentali (concentrazione, attivazione, attenzione, motivazione, percezione, ecc.) vengono analizzate e allenate proprio come accade per i muscoli nella preparazione atletica, in modo che vengano gestite in funzione dell’elicitare lo stato di flow. Per aumentare la propria “forza mentale” è necessario infatti in primo luogo essere convinti che le abilità mentali non sono innate o geneticamente predefinite, ma allenabili: partendo da punti di forza e aree di miglioramento iniziali, le abilità psicologiche possono essere potenziate attraverso un training specifico.

 

CHI È UN MENTAL TRAINER?

Nell’attuale panorama sportivo esistono diverse figure che si occupano della gestione mentale degli atleti e spesso questi differenti professionisti vengono tra loro confusi, per cui può valer la pena fare velocemente chiarezza al riguardo.

Innanzi tutto chi è un Mental Trainer? Un Mental Trainer è uno psicologo dello sport, che ha quindi conseguito una laurea di 5 anni in psicologia (3 anni di laurea breve e 2 di magistrale o 5 anni nel ciclo unico nel vecchio ordinamento), ha poi effettuato 1 anno di tirocinio supervisionato (necessario per poter iscriversi all’esame di stato) e superato successivamente l’esame di stato grazie al quale diviene psicologo iscrivendosi all’albo professionale (chi è in possesso della laurea ma non dell’esame di stato è dottore in psicologia non psicologo).

In aggiunta a questa formazione per poter definirsi Mental Trainer è necessario frequentare i master o corsi certificati in psicologia applicata allo sport, superando l’esame finale.

Si tratta quindi di una figura professionale molto specializzata, che grazie a 7 anni di studi è diventato uno scienziato della mente, è a conoscenza delle teorie e delle tecniche psicologiche ed ha approfondito lo specifico ambito della psicologia applicata allo sport, acquisendo una specializzazione aggiuntiva.

Un Mental Trainer è quindi uno psicologo abilitato in virtù delle certificazioni conseguite a usare strumenti e test conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi e le attività di abilitazione e riabilitazione delle persone.

Possiede le competenze necessarie a fornire sostegno e supporto psicologico alle persone, ai gruppi, agli organi sociali e alle comunità.

In aggiunta a queste competenze proprie di chi è psicologo il Mental Trainer ha acquisito grazie a master o corsi certificati tecniche e strumenti specialistici nell’ambito della psicologia applicata allo sport: goal setting, self talk, creazione di routine, attivazione ottimale, pensiero positivo, incremento d’autostima e autoefficacia, comunicazione efficace, gestione del focus attentivo, gestione delle dinamiche di gruppo ed interpersonali, tecniche di visualizzazione, di rilassamento e neuro-biofeedback.

Esistono poi altre figure che si occupano della gestione mentale degli sportivi come i motivatori e i mental coach che posseggono però una formazione molto differente rispetto ad un Mental Trainer e di conseguenza sono abilitati a effettuare differenti tipi di interventi.

Per essere motivatore non è in Italia necessaria nessuna abilitazione, per cui chiunque può essere un motivatore. La sua formazione deriva dalla sua esperienza personale e i suoi interventi sono quindi focalizzati a motivare l’atleta facendo leva su il proprio bagaglio personale (non che uno psicologo non abbia un bagaglio personale, anzi, ma è integrato con il suo bagaglio accademico e professionale).

Anche per essere un mental coach non è necessaria una formazione specifica, anche se nella maggior parte dei casi questo professionista ha frequentato dei corsi (nella maggior parte dei casi di PNL), ma non essendo appunto necessaria una formazione specifica per definirsi mental coach tali corsi non sono di per se delle certificazioni e varino fortemente tra loro per la quantità e qualità dell’insegnamento. Possono essere infatti corsi da 2 giorni come da 2 anni ed essere focalizzai su apprendimenti molto differenti. In questo caso diventa quindi importante capire che tipo di formazione ha effettuato il professionista per definire i possibili interventi.

 

IL MENTAL TRAINING: PROTOCOLLO D’INTERVENTO SUL SINGOLO ATLETA

“Un viaggio di mille chilometri inizia sempre con un primo singolo passo”

Lao Tze

 

Il Mental Training si delinea partendo dall’instaurarsi di un rapporto di fiducia e collaborazione con l’atleta. L’atleta viene stimolato alla partecipazione attiva alle fasi decisionali, ponendolo al centro del percorso e responsabilizzandolo ad allenare le sue abilità mentali.

Viene approfondita la conoscenza dell’atleta, definendone i punti di forza e le aree di miglioramento in termini di abilità mentali e strategie mentali spontanee.

Vengono poi analizzate le aspettative nei confronti della preparazione mentale e le motivazioni che lo spingono e su cui poter fare leva.

Verrà poi delineato il profilo psicologico dell’atleta e del contesto in cui è inserito in riferimento alle caratteristiche tecniche della disciplina ed alle specifiche abilità mentali richieste dalla disciplina poiché in sport differenti giocano un ruolo fondamentale abilità mentali differenti.

In un lavoro di cooperazione e scambio tra professionista e atleta vengono definiti gli obbiettivi.

In base agli obiettivi concordati si sceglieranno gli strumenti e i metodi, sport-specifici ed individualizzati ad hoc per l’atleta (test, goal setting, attivazione ottimale, selftalk, pensiero positivo, creazione di routine, incremento di autostima e di autoefficacia, comunicazione efficace, allenamento di focus attentivo, reazione all’errore, visualizzazione e rilassamento).

A partire da questi dati si costruirà un programma di allenamento mentale personalizzato che coinvolga e motivi l’atleta. L’intervento di Mental Training mirerà ad incrementarne le capacità mentali, riducendo inoltre l’effetto negativo delle aree di miglioramento, trasformandole, in altrettanti punti di forza.

Infine, la valutazione periodica dell’andamento dell’atleta e dell’effetto dell’allenamento psicologico permetterà di ottenere feedback attendibili e misurabili. In questo modo si potrà valutare oggettivamente il raggiungimento degli obbiettivi prefissati, permettendo di modificare il percorso in un’ottica di continuo sviluppo e di costante miglioramento.

 

CONCLUDENDO 

Il Mental Training è la specifica tipologia di lavoro psicologico incentrato sull’incremento della prestazione sportiva.

Il Mental Trainer è uno psicologo con un’ulteriore specializzazione nell’applicazione delle conoscenze psicologiche allo sport che mette a disposizione le proprie competenze e metodologie scientifiche al fine di accrescere le capacità mentali ed il benessere psicologico degli atleti, delle squadre e delle società sportive.

Il Mental Trainer diventa quindi oggi una figura preziosa per i contesti sportivi moderni, in cui la scientificità e la qualità diventano sempre più un’esigenza.

Tra le varie figure professionali di questo ambito come motivatori, mental coach e Mental Trainer, solo quest’ultimo possiede una formazione specifica e certificata a livello nazionale, garanzia di qualità.

Coloro che possono beneficiare dell’intervento dello psicologo sportivo non solo però solo gli atleti o le società di alto livello. Certamente chi fa attività sportiva a livello agonistico o ricerca l’eccellenza nello sport per raggiungere gli standard desiderati affiancare all’allenamento fisico, tattico e tecnico quello mentale, permette di ottenere una preparazione completa, quantitativamente e qualitativamente superiore, fondamentale per innalzare le probabilità di successo e vittoria.

Chi pratica sport a livelli inferiori però avrà allo stesso modo beneficio nel accrescere le proprie abilità psicologiche, imparare ad utilizzarle al meglio e lavorare per incrementare il benessere tratto dall’attività sportiva. In un lavoro più soft, meno gravoso in termini di tempo e risorse potrà superare le proprie difficoltà e incrementare i propri punti di forza raggiungendo maggior soddisfazione.

Rispetto il settore giovanile, anche in questo caso può essere di grande utilità educare i ragazzi a considerare le proprie capacità come allenabili, imparare a conoscerle, a potenziarle e gestirle al meglio.

In questo modo è possibile sia permettere al ragazzo di godere dell’attività sportiva in modo più completo che fornirgli gli strumenti per crescere come persona.

Inoltre anche lo staff tecnico del settore giovanile può trarre grandi benefici dalla collaborazione con un esperto di psicologia dello sport che informi delle necessità e delle caratteristiche delle fasi di sviluppo psichico dei giovani, così che la preparazione atletica, tecnica e tattica sia meglio indirizzata nello stimolare e rispettare il momento di crescita dei giovani.