PRATICARE LA MINDFULNESS OSSERVANDO IL RESPIRO: UN SOSTEGNO AL PROPRIO BENESSERE

Mindfulness: osservazione del respiro

Le origini della mindfulness

Attualmente, il termine inglese mindfulness potremmo quasi azzardare a dire che è entrato nel nostro linguaggio comune data la sua estrema diffusione e versatilità di applicazione in diversi contesti. Ciò nonostante, il termine mindfulness viene spesso equiparato al concetto di “consapevolezza”, distorcendo parzialmente la vera e profonda  natura di questa dimensione.

La mindfulness nella tradizione buddista

La prima descrizione della mindfulness viene espressa nella lingua Pali con il termine di Satipatṭhāna Sutta, concetto che viene minuziosamente descritto all’interno dei discorsi sulle quattro nobili verità di Budda. Nello specifico, il termine appare all’interno dei discorsi relativi alle modalità con le quali, secondo Budda, è possibile superare il dolore (sia fisico che mentale). Secondo questa concezione, ciò che crea costante dolore nell’esistenza umana è il continuo sforzo che ogni individuo compie per evitarlo e l’ostinazione alla ricerca del piacere.

In questo contesto, la mindfulness diventerebbe un mezzo efficace per superare il dolore attraverso lo sviluppo della “presenza mentale” nei confronti di un presente che è continuamente in divenire, lasciando fluire con naturalezza sia le esperienze piacevoli che spiacevoli.

Questo che vi ho appena descritto è la vera traduzione del termine mindfulness. Come noterete, seppur la consapevolezza è certamente un elemento centrale all’interno di questo concetto, vi sono altri aspetti che contribuiscono alla sua definizione e che ci torneranno utili per comprendere come queste pratiche possono sostenere il nostro benessere.

La mindfulness approda in occidente

Come già vi ho accennato, la mindfulness negli ultimi anni ha avuto una grande diffusione nel panorama psicologico occidentale grazie alla sua comprovata efficacia nel superamento di numerose problematiche riguardanti il corpo e la mente. Ciò nonostante, l’originale definizione della tradizione Buddista è stata parzialmente modificata, edulcorandola da ogni rimando ad aspetti filosofico-religiosi, mettendo in risalto quelli che sono i processi psicologici di base che sostengono la sua efficacia. Nello specifico, seppur numerosi studiosi hanno fornito diverse definizioni della mindfulness, tutti sono concordi nell’identificare la regolazione dei processi attentivi e la capacità di assumere un atteggiamento non giudicante e di curiosità nei confronti delle esperienze (sia interne che esterne)  i processi psicologici nucleari che contribuiscono alla definizione della mindfulness.

I processi attentivi e la mindfulness

Praticare la mindfulness vuol dire rinforzare la capacità di avere il controllo della propria mente, o per usare una metafora, significa “essere saldamente al timone della propria mente, guidandola là dove sia ha intenzione di andare”.

Operativamente, tutto ciò si esplica nell’imparare orientare e mantenere il nostro focus attentivo dove vogliamo, piuttosto che essere catturati da ciò che accade fuori e dentro di noi. Ovviamente, è impossibile non essere distratti dalle cose che emergono al di fuori della nostra volontà. Di conseguenza, coltivare la mindfulness fortifica un’altra importante capacità, ovvero la possibilità di accorgerci dei nostri automatismi. Grazie alla pratica costante, diventa sempre più semplice osservare ed esplorare intenzionalmente le distrazioni che accadano dentro e fuori di noi, è possibile accorgersi come queste emergono nella nostra esperienza, e quale siano le loro modificazioni naturali nel corso del tempo. Infine, le pratiche di mindfulness ci consentono di migliorare la nostra capacità di fare i conti con con le distrazioni. Ovvero, a fronte del fatto che è impossibile che queste emergano, ci aiuta ad essere sempre più abili nel riportare la nostra mente su ciò che ci eravamo prefissati di fare nonostante le interferenze.

La curiosità e l’atteggiamento non giudicante

Come si diceva in precedenza, la mindfulness non si riferisce esclusivamente al rinforzo delle nostre abilità attentive, bensì riguarda anche il modo in cui la nostra attenzione viene direzionata. In questo senso, nel praticare la mindfulness è fondamentale assumere un atteggiamento di genuina curiosità nei confronti delle esperienze che si vivono momento per momento. La curiosità altro non è che assumere un atteggiamento di completa apertura e disponibilità nei confronti di ciò che la nostra mente produce o rispetto a ciò che accade fuori di noi, indipendentemente dal fatto che esso sia piacevole o spiacevole, buono o cattivo, bello o brutto.

Per far ciò, la capacità di assumere un atteggiamento non giudicante risulta essenziale. In particolare, non giudicare vuol dire sviluppare la capacità di sospendere, anche solo per un attimo, aspettative, pregiudizi e valutazioni, a favore di un ascolto delle proprie esperienze esclusivamente con i 5 sensi.

In che modo la mindfulness sostiene il benessere psicologico?

I processi psicologici menzionati precedentemente che contribuiscono alla definizione del concetto di mindfulness hanno delle funzione specifiche nel sostenere il nostro benessere psicologico, in particolare il nostro funzionamento emozionale. Di seguito, vi faccio alcuni esempi di come il controllo dell’attenzione e lo sviluppo di un atteggiamento non giudicante siano implicati nel miglioramento del nostro benessere emozionale.

L’attenzione al momento presente

Focalizzare l’attenzione su ciò che accade, dentro e fuori di noi, momento per momento ci permettere di vivere pienamente il presente. Essere in grado di vivere il qui e ora, momento per momento, è spesso difficile ma al contempo estremamente utile. Molta della nostra sofferenza nasce da alcune tendenze della nostra mente nell’attaccarsi rigidamente su esperienze passate, spesso portandoci a riviverle, o nel proiettarsi apprensivamente su possibili eventi futuri per cercare di avere una certa quale forma di controllo su questi. Ciò nonostante, queste propensioni ci impediscono di prenderci cura di ciò che è reale, ovvero quello che accade nel presente. Essere in grado di rimanere nel presente ci consente concretamente di attuare cambiamenti che siano utili per la nostra vita. Infatti, ciò che è stato non può essere cambiato; e ciò che verrà non si può davvero conoscere ne possiamo avere la certezza che accadrà.

Disponibilità nei confronti di ciò che accade dentro di noi

La conseguenza più evidente nello sviluppare un atteggiamento non giudicante e di curiosità rispetto a ciò che accade dentro di noi è la possibilità di migliorare il rapporto con le nostre esperienze interne. Capita spesso che alcuni pensieri, sensazioni fisiche o emozioni ci spaventino o ci facciano provare intensi dolori. Di conseguenza, quello ci viene automatico fare è cercare di sopprimere, evitare o modificare ad ogni costo questi fenomeni. Sfortunatamente, quello che sappiamo da numerose ricerche è che un simile atteggiamento produce un effetto paradossale che continua a sostenere la sofferenza. Per contro, iniziare a sviluppare un atteggiamento di disponibilità rispetto a ciò che accade dentro noi e rinforzare la capacità di guardali senza fuggire ci consente di sperimentare che ogni esperienza è transitoria, e come tale ha un inizio, ma anche una fine.

Praticare la mindfulness osservando il respiro

Di seguito vi lascio alcune indicazioni per sperimentare sulla vostra pelle tutto ciò che vi ho descritto fino ad ora. La cosa importante da tenere a mente è: “la mindfulness non si può comprendere davvero finché non la si pratica. La mindfulness è primariamente esercizio, esercizio, esercizio….”

Siediti con la schiena ben eretta

Tieni le piante dei piedi ben salde al suolo

Appoggia le mani sulle cosce

Chiudi gli occhi

Lascia sullo sfondo tutto ciò che hai detto o fatto fino al momento immediatamente precedente

Raccogli l’attenzione e focalizzala su un punto in cui ti viene più semplice percepire il tuo respiro

Osserva la naturalezza del tuo respiro senza cercare di modificarlo per 5 minuti

Se ti accorgi che la tua mente inizia a vagare altrove, come è normale che sia, con gentilezza riportala sulle sensazioni del respiro

 

Dott. Marco Cavicchioli