SAPEVI CHE ESISTE UN MODO SBAGLIATO DI RESPIRARE?

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Fai un bel respiro appoggiando una mano sulla pancia. Se inspirando non sentiti la pancia gonfiarsi, probabilmente utilizzi una respirazione fisiologicamente scorretta: adoperi il torace, ma sovraccaricandolo di un lavoro che non gli compete e a cui non sarebbe preposto.

Normalmente si dovrebbe invece inspirare usando il muscolo diaframma, mentre l’espirazione dovrebbe avvenire passivamente per elasticità del torace (a meno che non la si esegua forzatamente utilizzando i muscoli della parete addominale).

Il diaframma è in realtà, nella “meccanica” della respirazione, il muscolo respiratorio principale. È una vera e propria cupola muscolare posta sotto ai polmoni, al margine inferiore del torace; questa cupola, contraendosi, si abbassa e si appiattisce, permettendo cos’ ai polmoni e al torace di espandersi.

Le pressioni quotidiane, le ansie, i problemi, lo stress e il nostro stile di vita moderno però possono rendere il nostro modo di respirare costantemente affannoso. Questo porta ad abituarci a respirare prevalentemente con il torace mentre il diaframma, in basso, rimane inutilizzato provocando sia un blocco del corretto movimento inspiratorio sia un eccessivo utilizzo espiratorio del torace, cioè l’aria nei nostri polmoni entra (e esce) in modo scorretto.

Tutto ciò nel tempo determina una disfunzione con ripercussioni strutturali sui muscoli (quali retrazione, decrescita, scarsa contrattilità residua), sia del diaframma, per lo scarso utilizzo, sia sui muscoli del torace per l’inadeguato ed esagerato sovraccarico di lavoro.

Queste modificazioni possono poi portare a differenti problematiche muscolari, viscerali ed emotive.

Molti dei muscoli adoperati per respirare col torace sono infatti collegati alla metà superiore della nostra colonna vertebrale ed il loro malessere provocato dal loro mal utilizzo può quindi portare a varie tipologie di dolori soprattutto a livello cervicale.

Il diaframma invece presenta diversi legamenti che lo mettono in connessione con il cuore e il colon, presenta inoltre orifizi attraverso cui passano l’aorta, l’esofago e la vena cava inferiore, è collegato ai muscoli lombari e prende rapporto con il fegato, lo stomaco e la milza, infine è sede e via di collegamento di importanti “plessi” nervosi del sistema nervoso autonomo a livello toraco-addominale.

Per questi motivi una respirazione toracica utilizzata in maniera prevalente può dare problemi a vari livelli: respiratorio, cervicale, digestivo, vegetativo, lombare, circolatorio e posturale.

La respirazione diaframmatica viceversa è in grado di migliorare il nostro benessere sia a livello fisico che psicologico permettendo di abbassare i livelli di stress e ansie e ritrovare energie e motivazione.

Apprendere a riconoscere il tipo di respirazione che si sta utilizzando e tornare a respirare con il diaframma permette quindi di migliorare il benessere individuale, vediamo come si fa.

 

La respirazione diaframmatica

Sdraiati supino con le gambe piegate oppure siediti con la schiena ben dritta, rilassati e comincia a respirare.

Ora metti una mano sulla pancia e una sul petto. Inspira con il naso gonfiando la pancia lasciando quasi fermo il torace. Successivamente espira con la bocca aperta, sgonfiando la pancia: l’aria deve uscire dalla bocca in maniera naturale, come se fosse un sospiro di sollievo.

L’utilizzo delle due mani serve per prendere coscienza del movimento e capire se state lavorando con la pancia o se state facendo intervenire le coste durante la respirazione.

È importante non forzare la respirazione perché potresti andare incontro ad iperventilazione ed avvertire giramenti di testa, in tal caso fermati e ricomincia piano piano.

Esercitandosi per pochi minuti al giorno ri-apprenderai a respirare con il diaframma finché sarei in grado di utilizzare la respirazione corretta in qualsiasi situazione tu ti troverai, inoltre acquisirei maggiore familiarità con i due differenti tipi di respirazione, potendo così capire che respirazione usi in un dato momento e nel caso correggerti.

 

 

Articolo scritto da Dott.Cagliari Francesco e Dott.Clerici Riccardo